Chiara Bettazzi


Soggiorno

Chiara Bettazzi
Soggiorno
Villa Rospigliosi di Prato
a cura di Mirco Marino


Soggiorno è un progetto installativo site-specific di Chiara Bettazzi per gli spazi di Villa Rospigliosi. Il processo artistico che ha portato alla definizione di una mostra compiuta ha avuto inizio con una mappatura preliminare tanto dei luoghi della villa quanto degli oggetti che li abitano. È stato così possibile individuare quegli spazi che sono a loro volta dei mondi a sé, in cui il senso si sviluppa a seconda della loro architettura, della loro storia, di ciò che contengono e del modo in cui essi sono quotidianamente vissuti.

La comprensione dello spazio a partire dal sincretismo di ognuno di questi elementi ha portato alla decisione dell’artista, per la prima volta all’interno della propria ricerca, di intervenire sullo spazio unicamente con gli oggetti trovati nei luoghi della residenza. Questo le ha permesso di lavorare per sineddoche, l’oggetto diventa la parte del tutto, il rimando significativo che ha in sé tutte le caratteristiche del mondo da cui proviene.

La villa è diventata ben presto un grande sito di esplorazione, non della grande storia e delle epoche, ma del vissuto. Attraverso gli oggetti stipati in armadi, lasciati in soffitta, impolverati nei ripostigli, Chiara Bettazzi ha ridato vita e tempo a delle cose il cui tempo era ormai infinito, e quindi indifferente. La natura quotidiana e dimessa degli oggetti scelti mira esattamente a de-identificare la preziosità storica del luogo, sovvertendo il significato di reperto e dando un nuovo valore a ciò che, nonostante l’essere stato parte di un proprio presente, era ormai caduto in disuso.

In questa visione ogni cosa è il simulacro di sé stessa, ogni oggetto è guardato sotto una nuova luce, con nuovi occhi.



Scattare fotografie delle proprie composizioni è una pratica che compare inizialmente nel lavoro dell’artista come necessità documentativa del presente. Nella ricerca si è successivamente sviluppata come momento distinto rispetto all’installazione, poiché le due vivono su due spazi diversi, quello presentativo e quello rappresentativo. La tendenza a convogliare i due spazi sullo stesso piano prende parte a quella tensione generale verso la reale presenza spaziale che si avverte costantemente nei lavori di Chiara Bettazzi.

Così nasce la ricerca del 1:1, della rappresentazione identica dello spazio nello spazio. Questa sembra essere una modalità quanto una necessità per non lasciare che il fotografico suggerisca una finzione, una narrazione ma che sia sempre il più vicino possibile a ciò che appare, sempre il più vicino possibile allo spazio e al tempo del gesto. D’altra parte, è chiaro che questa distanza, per quanto infinitesimale, è sempre presente, e non fa altro che dimostrare che il grado zero del fotografico non può esistere, che ogni fotografia è rappresentazione, narrazione di un mondo diverso da quello da cui nasce, istante limite di ciò che vive e sopravvive negli spazi del futuro. La dimostrazione, infine, di quella distanza che c’è tra il mondo e tutti i discorsi che lo raccontano.

È proprio attraverso la comprensione della dimensione rappresentativa dell’immagine, che la fotografia da documento diventa un nuovo oggetto, una nuova cosa che necessita di una propria condizione spaziale per essere opera. Così nella pratica installativa di Chiara Bettazzi non c’è distinzione tra fotografia e oggetto, sono trattate come materia di trasformazione spaziale, entrambe con la loro intrinseca indicizzazione di altri mondi e di altri tempi che nel montaggio complessivo si combinano in una relazione profonda sostanzialmente visuale.



Soggiorno è un progetto installativo site-specific di Chiara Bettazzi per gli spazi di Villa Rospigliosi. Il processo artistico che ha portato alla definizione di una mostra compiuta ha avuto inizio con una mappatura preliminare tanto dei luoghi della villa quanto degli oggetti che li abitano. È stato così possibile individuare quegli spazi che sono a loro volta dei mondi a sé, in cui il senso si sviluppa a seconda della loro architettura, della loro storia, di ciò che contengono e del modo in cui essi sono quotidianamente vissuti.

La comprensione dello spazio a partire dal sincretismo di ognuno di questi elementi ha portato alla decisione dell’artista, per la prima volta all’interno della propria ricerca, di intervenire sullo spazio unicamente con gli oggetti trovati nei luoghi della residenza. Questo le ha permesso di lavorare per sineddoche, l’oggetto diventa la parte del tutto, il rimando significativo che ha in sé tutte le caratteristiche del mondo da cui proviene.

La villa è diventata ben presto un grande sito di esplorazione, non della grande storia e delle epoche, ma del vissuto. Attraverso gli oggetti stipati in armadi, lasciati in soffitta, impolverati nei ripostigli, Chiara Bettazzi ha ridato vita e tempo a delle cose il cui tempo era ormai infinito, e quindi indifferente. La natura quotidiana e dimessa degli oggetti scelti mira esattamente a de-identificare la preziosità storica del luogo, sovvertendo il significato di reperto e dando un nuovo valore a ciò che, nonostante l’essere stato parte di un proprio presente, era ormai caduto in disuso.

Testo - L'orizzonte delle cose di Mirco Marino (PDF)