Chiara Bettazzi


WONDER OBJECTS

Chiara Bettazzi
IL MONDOINFINE: VIVERE TRA LE ROVINE
a cura di Ilaria Bussoni
La Galleria Nazionale Roma
13-12-2018 / 23-1-2019


Wonder Objects 2013 / 2018 Istallazione misure variabili, tecnica mista materiali vari.
Wonder Objetcs è un progetto nato nel 2013 che in questa occasione si presenta come un lavoro scultoreo che nel tempo, fino ad oggi si è stratificato di altri lavori successivi, comprensivi di scarti, studi, esperimenti fallimentari, calchi in gesso e materiali di vario genere, mostrando adesso un’ interezza che deriva da ricerche che riflettono sul naturale e l’artificiale, sull’organico e l’inorganico.

Per approfondimento, link all’intervista di Chiara Bettazzi per La Galleria Nazionale:
Link:http://lagallerianazionale.com/La-parola-a-chiara-bettazzi/

...Alla tradizione delle wunderkammern rinascimentali si rifà Wonder objects (2013-2016) di Chiara Bettazzi, un’installazione composta da un assemblaggio di natura «domestica» che unisce contenitori e oggetti d’arredo con resti animali come ossa, muffe e reperti vegetali, quasi a voler creare una nuova camera delle meraviglie. «Ho come un’immagine stampata nella memoria: il cassettone di mia madre – racconta l’artista – strapieno di cofanetti portagioie appoggiati sul piano in marmo davanti allo specchio. Ricordo come questi oggetti avessero un odore ben preciso, un profumo intimo, femminile, carnale, organico». Come una sorta di cimiteri domestici, nelle installazioni della Bettazzi si fondono memorie familiari, materiali organici e inorganici, in una sorta di corteggiamento della morte che porta l’artista a trasferire il concetto classico dell’urna funeraria in una dimensione privata e maniacale.

Alfabeta2 - LA TERRA DI NESSUNO - Ludovico Pratesi
Link: https://www.alfabeta2.it/2019/01/20/la-terra-di-nessuno/

….ed ecco soprattutto i Wonder objects di Chiara Bettazzi (2013-2018): due artisti quarantenni, da me almeno inauditi, che rendono visibile l’ipotesi di un ricominciamento possibile, o almeno ipotizzabile, dopo la fine dell’Antropocene. Quando «ostinata e sorprendente torna a proliferare la vita». Davanti all’installazione crudele e ambiguamente elegante di Bettazzi, vengono in mente la Glass Menagerie di Tennessee Williams, le glass bells di Joseph Cornell (una genealogia ripercorsa da Roberta Aureli, La campana di vetro, Bulzoni 2016), magari anche le bottiglie di Morandi. È, scrive Bussoni, una «natura morta e insieme graziata dalla vita»: dove non si sa, però, se sia da temere più la morte sotto vetro o la vita – la malattia della materia, diceva Thomas Mann – che malgrado tutto la insidia. A dominare è l’opacizzazione di una polvere che è insieme segno di morte, certo, ma anche di una vita (il pulviscolo, il polline nel clinamen lucreziano), appunto, non così rassicurante.

Doppiozero - NON E’ LA FINE DEL MONDO - Andrea Cortellessa
Link: https://www.doppiozero.com/Non è la fine del mondo?